Cara immondizia ma quanto mi costi? Cosa cambierà con la TARES??

Ripercorriamo a grandi linee la storia dello smaltimento rifiuti in Italia negli ultimi anni e cerchiamo di capire cosa cambierà da quest’anno.

La TARSU (TAssa per lo smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani) è una tassa italiana prevista da decreto legislativo nel 1993, l’applicazione è demandata ai comuni per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti oltre che allo spazzamento delle strade pubbliche, il presupposto impositivo non è il servizio prestato dal comune, ma la potenziale attitudine a produrre rifiuti da parte dei soggetti detentori degli spazi, infatti, fatta eccezione per i comuni con popolazione inferiore a 35.000 abitanti, l’importo da corrispondere per questa tassa non è commisurato ai rifiuti prodotti, ma alla quantità di spazi occupati e viene quindi calcolata usando come parametro la superficie dei locali delle abitazioni o delle attività.

La TARSU per decreto legislativo del 1997 è stata via via sostituita dalla TIA (Tariffa di Igiene Ambientale) con l’obbiettivo di passare da tassa a tariffa facendo in modo che gli utenti paghino esattamente per quanto usufruiscono del servizio.  La tariffa è divisa in due parti: la quota fissa per coprire i costi di esercizio come i costi dello spazzamento delle strade e gli investimenti in opere, mentre la quota variabile dipende dai rifiuti prodotti dall'utente. L’applicazione della TIA non è stata semplice e negli anni i vari comuni si sono organizzati per arrivare ad una raccolta porta a porta ma anche a livello legislativo c’è stato il susseguirsi di vari decreti legislativi  passando per la TIA/1 ( di natura tributaria) alla TIA/2 (con natura di corrispettivo) con un regime transitorio in cui alcuni comuni optavano per l’una o per l’altra tariffa.

La legge del 22 dicembre 2011 impone la TARES (TAriffa Rifiuti E Servizi, detta anche RES) con applicazione da gennaio 2013 in sostituzione delle precedenti reintroducendo il concetto di tassa senza discostarsi dal concetto originario della TARSU andando però a ridistribuirla in base sia alla superficie dell’immobile di riferimento ma anche in base al nucleo familiare e ha come obiettivo la copertura economica per intero del servizio di raccolta e smaltimento del comune oltre che finanziare i “servizi indivisibili”  come l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la polizia locale e le aree verdi. Per le prime tre rate di quest’anno i calcoli saranno basati sulla superficie utilizzata già per la TARSU a cui si aggiungono 30 o 40 centesimi al metro per i servizi indivisibili, il saldo di dicembre potrà invece essere una amara sorpresa per molti.

Ogni comune sarà libero di decidere le scadenze per il pagamento e il numero di rate di versamento, l’importante è che le delibere comunali siano pubblicate con almeno 30 giorni di anticipo rispetto alla prima scadenza.

Una stima fa riferimento ad un nucleo familiare di 5 persone che in totale potrebbe avere un aumento del 30% mentre i single potrebbero avere un risparmio attorno al 3%

Per quanto riguarda Torino dovrebbero essere definite le prime tre scadenze: per i commercianti e le aziende si partirà con la prima rata il 20 maggio, poi 20 giugno e 20 luglio. Per le famiglie il 15 settembre, poi il 15 ottobre e il 15 novembre. I pagamenti saranno in acconto e arriverà una prima cartella che per i commercianti sarà pari ad un terzo della Tarsu, mentre per le famiglie potrebbe essere in linea con le cifre del 2012, dopo di che a dicembre in base alle delibere comunali si pagherà la rata a saldo, pare però che il nuovo governo abbia già messo in previsione una ulteriore revisione entro la rata del saldo.